Chiesa e Convento di San Francesco di Paola

Chiesa di San Francesco di Paola a CosenzaNel tratto iniziale del corso Plebiscito, su un’altura spianata nel 1523, sorge la Chiesa di Santa Maria di Loreto dei Padri Minimi, l’Ordine istituito da San Francesco di Paola molto amata dai cosentini. La Chiesa fu costruita nel 1510 su un terreno donato dalla nobile famiglia dei De Matera, di fianco al Monastero, il primo sorto dopo la morte del Santo fondatore. Esso fu aperto dal Padre Provinciale Bernardino da Cropalati, compagno e confessore di San Francesco, nel vecchio Oratorio della Madonna di Loreto. Stabilitivisi gli studi dell’Ordine, nel 1608 il Convento ottenne dal Vicerè di Napoli il privilegio che concedeva l’immunità ai malfattori che vi si fossero rifugiati. Nel 1720 la Chiesa venne decorata con stucchi barocchi, su disegno del napoletano Giovanni Calì. Il Monastero, soppresso nel 1809, passò dapprima al seminario Diocesano e nel 1814 alla Provincia. Nel 1820 la Provincia lo permutò con il Comune, in cambio del Monastero di Costantinopoli. Il Comune incominciò ad utilizzarlo come Padiglione militare, vendendone nel 1823 il giardino ad una famiglia privata e fittandone il piano superiore dal 1828 al 1854 all’Intenenza e al Ministero degli Esteri come sede di uffici finanziari. Nel 1854 un terremoto distrusse la cupola che venne poi ricostruita. Sempre in quell’anno Ferdinando di Borbone dispose la restituzione di una parte del Convento ai Padri Minimi; nel 1857 ingiunse, tra le proteste del Comune, la cessione del rimanente Monastero, che venne effettuata l’anno successivo. Incorso nel 1860 nella soppressione generale dei Monasteri, il Convento dei Paolotti fu oggetto di un’annosa disputa nei decenni seguenti tra il Comune di Cosenza e la Casa Ecclesiastica. Intanto gli sconvolgimenti tellurici del secolo lo avevano semidistrutto, unendosi all’incuria dei molti possessori successivi. Il sisma che colpì la città nei primi anni del Novecento costrinse al rifacimento di parte della volta e del finestrone che abbellisce la facciata rinascimentale. I Padri Minimi ritornarono a Cosenza nel 1929, riprendendo a officiare la loro Chiesa, mentre il Convento era adibito a caserma militare. Nel recente dopoguerra venne utilizzato dagli sfollati, finché non ritornò in possesso dei Paolotti che attualmente ne abitano le fatiscenti strutture.

La Chiesa è affiancata da un campanile secentesco a torre quadrata con cuspide. Degna di nota è la porta di accesso con pannelli bronzei raffiguranti la vita del Santo calabrese. L’interno è ad unica navata. Entrando, sulla destra, si può ammirare l’imponente sarcofago marmoreo del 1593 dedicato a don Ottavio Caieta (Gaeta) in alta edicola architettonica che lo ritrae a figura intera in abbigliamento da guerra, con spada e grosso bastone di comando, con leone sottomesso ai suoi piedi, scolpita da un napoletano della seconda metà del XVI secolo che poggia su un basamento con parte centrale in lieve aggetto, sulla quale sta la lapide dedicatoria. A sinistra, in una nicchia a pieno centro, si trova il sarcofago e un mezzo busto di don Muzio Caieta (Gaeta) con lapide del 1655. Ai lati erano murate fino agli anni ’50 due grandi lastre tombali in marmo, con figure di guerrieri giacenti, opere (probabilmente databili ai primi del XVI secolo) che per essere situate in origine sul pavimento della Chiesa erano assai consunte, e delle quali si ignora la sorte, così come pure della grande lapide marmoea (con blasone e iscrizione) del 1785, in memoria del patrizio napoletano Pietro Cappello, Preside borbonico di Cosenza. Proseguendo per la navata centrale, nella nicchia dell’ultimo altare a destra vi è la statua di “San Francesco di Paola”, sobria scultura lignea di elegante disegno, dipinta a oro brunito e damaschinata, modellata con realistico vigore col gusto di consimili opere del 1600, opera di buona scuola napoletana. In un sacello, a sinistra dell’altare, piccola cusodia con reliquia del cappuccio del Santo. Sull’altare maggiore, in marmo, eseguito da scultori napoletani nel 1797, è posto un trittico dorato della Madonna di Loreto tra Santa Caterina e San Sebastiano opera di Cristofaro Faffeo pittore meridionale della prima metà del 1500. Accanto all’altare, una lapide del 1663, a tarsia policroma, ricopre la tomba di Matteo Ripa, Vescovo di Eboli, fondatore a Napoli del Collegio dei Cinesi, divenuto poi l’Istituto Linguistico Orientale. Il coro ligneo, risalente al 1679, a due ordini di posto è intagliato con decorazioni floreali, a cura di maestranze roglianesi, su disegno del Maestro Domenico Costanzo. La Cappella di San Luca, con parete esterna decorata di pilastri in tufo del XVI secolo e l’interno rifatto nei secoli XVIII e XIX, contiene una tela del 1551, firmata dal calabrese Pietro Negroni (lo Zingaro giovane) e raffigurante la “Madonna con Bambino in gloria fra i Santi Paolo e Luca”: le figure sono abbellite da elementi decorativi – fiori, animali, avanzi architettonici – secondo la tipologia fiamminga. Nella sagrestia, sulle pareti, sono visibili parti di affreschi della fine del 1500 con episodi della vita di San Francesco di Paola e armadio ligneo recente di buona fattura (Saiardi, 1935).

A destra della Chiesa sorge l’ex Convento dei Padri Minimi con chiostro del XVI secolo (tracce di affreschi sulle pareti) attualmente in fase di restauro.

 

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