Chiesa di Santa Maria di Gerusalemme o delle Cappuccinelle

Chiesa di Santa Maria di Gerusalemme o delle CappuccinelleIn via Cappuccinelle, non distante dal Castello Svevo, è la Chiesa dedicata a Santa Maria di Gerusalemme. Venne costruita nel 1581 dal parroco di Cellara Giangiacomo Oliverio, con l’assenso dell’Arcivescovo Silvio Passerini, sui ruderi della Rocca Bretica e sulle rovine del Monastero e della Chiesa cistercense di Santa Maria della Motta, risalenti al XIII secolo. Della Chiesa sotterranea avanzano oggi campate ogivali su colonnine e piccole finestre a sesto acuto. L’attuale Chiesa è affiancata da un Monastero, fondato nel 1582 dall’Arcivescovo Fantino Petrignani per religiose della regola di Santa Chiara. Intitolato alla SS. Croce di Gerusalemme, appartenne alle suore dell’ordine delle Cappuccinelle. Sia la Chiesa che il Monastero vennero gravemente danneggiati nel 1854 dal terremoto, che distrusse numerose opere d’arte. Dopo la soppressone del Monastero nel 1860, i suoi locali passarono al Comune di Cosenza nel 1866. Nel 1911 vennero adibiti, assieme all’annessa Chiesa, a ricovero per orfanelle. Ancora oggi il Monastero è un orfanotrofio, affidato alle Suore Guanelliane o della Divina Provvidenza.

La facciata della Chiesa, molto semplice, presenta un portale in tufo, sovrastato da un rosone a torciglione, opera di maestranze roglianesi dei secoli XVI-XVII.

L’interno, a navata unica, ha un altare sul quale è visibile una bella Deposizione della Croce circondata da riquadri che raffigurano la Via Crucis, dipinti da Gaetano Bellizzi nel 1841. Il soffitto è a cassettoni di legno lavorati. Vicino all’ingresso, a destra, un dipinto raffigurante San Francesco di Paola; a sinistra, Sant’Antonio da Padova, entrambi di ignoti meridionali del ‘700. La navata è circondata da affreschi ottocenteschi che ritraggono i Misteri.

Dietro l’altare v’è un locale detto “il coro” ove un tempo ricevevano la comunione le Cappuccinelle che erano suore di clausura. Vi si ammira l’Immacolata, pregiata opera su tavola dipinta dal cosentino Pietro Negroni nel 1558; poi un prezioso Ecce Homo, statua lignea settecentesca in mezzobusto alla quale la tradizione lega il prodigio di una sua riapparizione seguita ad una precedente scomparsa. In sagrestia è posto un crocifisso attribuito ad allievo di Frate Umile da Pietralia.

Del Monastero vi sono avanzi del chiostro del XVII secolo, ristrutturato, con in centro un pozzo.

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